Il test PSA (antigene prostatico specifico) è un esame apparentemente ma ancora non certamente utile a diagnosticare il tumore alla prostata, di cui moltissimi uomini ad oggi soffrono.
L’utilità del dosaggio sull’antigene specifico negli uomini dai 55 anni in su, è infatti un tema molto controverso su cui il dibattito è ancora aperto: rispetto ad altri esami diagnostici femminili di una certa rilevanza come il Pap test – usato in prevenzione del cancro della donna – l’utilità di questo test sembra ancora controversa e pare che, ancora, nemmeno gli esperti del settore sappiano definire esattamente costi e benefici di questo esame.
Infatti, ad oggi non esiste alcun paese che utilizzi il test PSA come uno screening sicuro ed affidabile con cui passare al setaccio gli uomini di una certa età per verificare la presenza di tumore alla prostata nelle sue fasi iniziali e quindi maggiormente trattabili con successo: pur essendo in qualche modo efficace nel controllo di persone già operate di questo tumore, la sola diagnosi di tumore alla prostata attraverso il test PSA sembra ancora controversa quanto sconsigliata.
Gli esperti ammettono che non vi è ancora una piena correlazione tra rischi e benefici di questo test: le persone che dovrebbero sottoporsi ad esso non sono correttamente informate circa i vantaggi ed i rischi a cui va incontro, senza poi considerare il fatto che questo test può generare molti falsi positivi in grado di creare allarmismi inutili.
In pazienti adulti ed apparentemente normali, che non presentano alcun sintomo di tumore alla prostata, il test potrebbe addirittura sottolineare la presenza di valori alterati anche in totale assenza di malattia, e questo è uno dei rischi più importanti a cui si va incontro.
In ogni caso, è bene sottolineare che la prevenzione è molto importante per rendere più curabile e meno difficile da trattare la malattia, anche se gli esperti chiariscono che in alcuni casi, anche la diagnosi precoce può non essere sufficiente a salvare le persone affette di tumore alla prostata.
I sintomi iniziali di questo tumore sono peraltro molto difficili da individuare, in primo luogo perché il tumore alla prostata è spesso asintomatico, ed in secondo luogo perché, anche laddove esistano dei campanelli d’allarme, è difficile che il paziente possa individuarli da solo ed eventualmente far scattare l’esigenza di approfondire la sua questione.
Nel corso dello sviluppo del cancro, il malato prova i sintomi principali, come fastidi e scomodità durante la minzione, urgenza frequente di urinare, presenza di emorragie nelle urine e nel liquido seminale e sensazione di mancato svuotamento completo della vescica. In queste situazioni è essenziale rivolgersi tempestivamente a un dottore specializzato poiché potrebbe essere un segno di una fase avanzata di tumore prostatico.
È proprio per evitare situazioni del genere che alcune scuole di pensiero in ambito medico-scientifico ritengono importantissima la prevenzione, ma non si devono creare allarmismi: i sintomi sopra descritti possono infatti essere causa di altre problematiche molto più semplici da trattare come l’ipertrofia, un problema prostatico di tipo benigno.
In ogni caso, affidarsi al proprio medico di base è la cosa più importante e più sensata da fare: secondo valutazioni che variano da caso a caso, il medico saprà stabilire se è necessario il dosaggio del PSA ed in quali tempi e termini è utile farlo.